"Hai scelto il ritmo, quello del cannone ...". Mortai, obici, coperte: i tanti volti della Grande guerra

Archivio di Stato, corso Cairoli n. 6

4 maggio-9 ottobre 2015 - Mostre

Mortai, obici ...

Lun.-Ven., 9,30-14,30. Sono previste aperture straordinarie.

 

      Per l’Italia la prima guerra mondiale è stata ed è «la Grande Guerra», quella con tutte le iniziali maiuscole, quella che non ha bisogno di ulteriori specificazioni. Il Paese, in effetti, non aveva ancora mai visto una mobilitazione complessiva di cinque milioni e mezzo di uomini, e non aveva visto neppure circa 650.000 militari morti, quasi 950.000 feriti e più o meno 600.000 soldati prigionieri e dispersi.

      Per avere un’idea precisa, abbenché incompleta, di ciò di cui si sta parlando, e per scansare i rischi di qualsiasi forma di retorica si può considerare più da vicino, e con maggior cognizione di causa del solito, il tipo di armi che più caratterizzò la prima guerra mondiale: l’artiglieria. Fu proprio l’enorme sviluppo tecnologico che conobbe questo settore a inchiodare milioni di soldati su tutti i fronti nella “guerra di trincea”, un incubo lungo quattro interminabili anni come non si era mai visto prima.

      La macchina bellica tuttavia, per funzionare a pieno regime, ha bisogno di un complesso apparato: non bastano le armi e le industrie che le producono, e neppure i soldati che le impiegano, ma occorrono tutte quelle opere che assicurano i rifornimenti, le comunicazioni, i trasporti, i materiali, i ricoveri, insomma tutto quell’insieme di strutture di cui è incaricato solitamente il Genio militare.

      Attraverso le immagini provenienti da un album fotografico conservato nella Biblioteca d’Istituto e donato dal Gen. Gioacchino Fresta (Palermo, 1913-Reggio Emilia, 1996), si potranno attentamente osservare le armi di artiglieria impiegate nei combattimenti da vari eserciti e le opere di ingegneria connesse allo svolgimento del conflitto.

       Un impegno senza pari fu comunque richiesto anche ai civili italiani: la mobilitazione del Paese doveva essere totale. È soprattutto in questo aspetto che la prima guerra mondiale si manifesta come primo vero fenomeno di massa della nostra storia: in un tempo piuttosto breve milioni di persone furono inquadrate e, in buona sostanza, militarizzate in vista dello sforzo bellico che l'Italia affrontava. 

A Reggio Emilia, come in molte altre parti d’Italia, si erano costituiti alcuni comitati per l’assistenza dei soldati al fronte, delle loro famiglie rimaste prive di sostegno e dei profughi e sfollati che arrivavano in città in seguito agli sviluppi della situazione bellica. Le carte del Comitato di Assistenza Civile (poi Fascio Pro Italia) gettano luce su queste associazioni, e danno la possibilità di comprendere meglio gli avvenimenti italiani successivi al primo conflitto mondiale.

 

 Treponti

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